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Non si è periti se non si è onesti

 

 

" Non si è periti se non si è onesti" ing. Amedeo Deganello 

La frase è estratta da un articolo dell'ing. Deganello pubblicato sul Notiziario della Associazione Italiana Periti Assicurativi incendio (Aipai) nell'aprile 1977.

"Il vecchio perito ha cominciato molto presto questo nostro faticoso ma affasciante mestiere, diciamo negli anni Centi, quasi cinquant'anni fa. 

L'ha cominciato non già come fosse una Minerva, partorita tutta armata dal cervello di Giove, ma con molta umiltà, da modesto assistente d'ordine dei periti dell'epoca, per sua fortuna dei maggiori.

Questi, per esempio, gli affidavano volta per volta di sorvegliare e di annotare la mano d'opera impiegata negli sgomberi; di contare e ricontare pazientemente i sacchi, magari accatastati alla rinfusa, di un deposito illeso; di arrampicarsi in bilico su un tetto bruciato per misurare, co il massimo scrupolo, il contestato spessore delle tavole sottotegola o la disputata sezione dei listelli; di sorvegliare la scalcinatura dei mattoni ricavati dalla demolizione di una muratura, per sceverare attentamente quelli reimpiegabili, perché ancora sani, dagli altri biscottati dall'incendio, e così progredendo.

(omissis)

Ogni tanto uno scatto, cioè un compito di maggiore impegno. Ma sempre col divieto assoluto di interloquire nel corso delle discussioni tra i periti alle quali. dopo qualche tempo, benevolmente gli fu concesso di assistere .

(omissis)

Ai primordi, la trattativa di liquidazione si svolgeva così fra la Compagnia Assicuratrice, in persona del Capo-Ufficio o addirittura del Direttore, e l'Assicurato con criteri che, ora, noi chiameremo commerciali ma che erano semplicemente di reciproca convenienza. Spesso la transazione avveniva col pagamento brevi manu dell'indennizzo da parte del rappresentante della Compagnia, contro la firma dell'Assicurato sulla quietanza liberatoria.

(omissis)

Ma vi erano casi ove il buon senso e la esperienza pratica del funzionario non apparavano bastevoli; lo scrupolo, con il quale egli trattava gli interessi della Compagnia, lo avvertiva che bisognava meglio documentarsi prima di concludere.

Il funzionario, in questi casi, si faceva accompagnare da un esperto. Per esempio, quando si trattava di decidere su una certa trave, superficialmente intaccata dal fuoco, potesse essere reimpiegata oppure se la riduzione di sezione che ne derivava sconsigliasse quell'uso ma consentisse un altro uso di ripiego per valorizzarne il recupero, allora doveva intervenire lo specialista: un tecnico, un geometra, un ingegnere."  L'autore non cita gli architetti!

A.D. - L'Archeologia della perizia pubblicato sul Notiziario della Associazione Italiana Periti Assicurativi incendio (Aipai) nel gennaio 1976.

Massimo (nel biennio 1976/1977 avevo 4/5 anni)


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