Sono un Perito Assicurativo "figlio della globalizzazione"

 


Nell’anno 2001, quando sono entrato nel mondo dei periti assicurativi, il territorio era popolato da numerosi studi di medio-piccole dimensioni. 

I periti si definivano (e venivano definiti dalle Compagnie) “fiduciari”. Si trattava di tecnici che, a volte in modo casuale, avevano approcciato il mondo delle perizie e si erano specializzati nell’estimo assicurativo per poi abbandonando le altre attività e dedicarsi a tempo pieno all’attività peritale. Costituivano una nicchia di professionisti che riusciva a gestire incarichi provenienti da più Compagnie. Il numero di sinistri gestiti complessivamente era certo più ridotto degli attuali, in quanto le polizze non prevedevano tutte le garanzie oggi prestate. Tuttavia i tempi stavano per cambiare ed i periti avevano percepito la rivoluzione, tra loro circolava il temine globalizzazione, ovvero l’evento che avrebbe cambiato il mondo peritale costringendoli ad uscire dalla zona di confort (come si direbbe oggi). Ai tempi era comune la presenza di genitori e figli negli studi, il testimone di fiduciario passava da una generazione all’altra. 

Come detto, il cambiamento era nell’aria, in quei primi anni del nuovo millennio le Compagnie iniziarono ad individuare studi di maggiori dimensioni (10/15 persone) assegnandogli importanti commesse: l’esclusiva su territori che variavano da una provincia ad una intera regione. La necessità di potenziare gli organici generò l’ingresso di nuove risorse (tra i quali il sottoscritto) nonché spostamento di collaboratori dagli studi che vedevano diminuire il numero di sinistri verso quelli affidatari delle commesse.

Massimo (perito assicurativo volente o nolente "figlio della globalizzazione")

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